La bovinicoltura e l’ovinicoltura indirizzata alla produzione della carne viene allevata secondo
il sistema della zootecnia biologica nel rispetto dell’animale, dell’ambiente e del consumatore.
La tecnica seguita è quella semibrada e per l’alimentazione si utilizzano foraggi e mangimi
prodotti nell’azienda alternati da un ottimo pascolo d’alpeggio nel periodo primaverile e
autunnale. Studi compiuti dall’ Università di Varsavia dimostrano che le carni bio siano meno grasse (e dunque meno caloriche) rispetto alle altre e che il profilo di grassi (alto tenore di acidi grassi insaturi e basso tenore di acidi grassi saturi) sia particolarmente benefico per la salute. L’analisi di carcasse di animali allevati con metodi biologici, inoltre, ha evidenziato un maggior contenuto di grasso intramuscolare, condizione che potrebbe essere associata a un sapore migliore
Per quanto concerne l’ allevamento equino è oggi composto in buona parte da soggetti discendenti dalle cavalle del Mandra Reale di Ficuzza. Una continuità allevatoriale di oltre
180 anni riconosciuta dal 2003 ufficialmente anche dalla Real Casa di Borbone delle Due Sicilie e che rende il nostro allevamento il più antico di Sicilia, unico depositario di cavalli borbonici.
Da intendere come cavalli siciliani indigeni, i nostri soggetti si presentano poli-attitudinali anche se prevalentemente idonei per passeggiate ed escursioni. L’Azienda non ha seguito alcuno indirizzo sportivo che sia corsa, salto ostacoli o alcuna competizione agonistica, abbracciando un’idea di allevare intesa come recupero di razza, delle proprie tradizione, per rendere il cavallo elemento di traino dal punto di vista turistico. In quanto azienda biologica, l’allevamento equino è alimentato con i prodotti mangimistici di propria produzione.
La superficie non coltivata dell’azienda e coperta a pascolo naturale, ricco di un ottimo pabulato di essenze erbacee, che costituiscono per la specie equina un alpeggio nei mesi primaverili ed estivi, con effetti benefici per lo sviluppo scheletrico e muscolare dei giovani puledri, nonché per la formazione, consistenza e resistenza della zoccolatura.
UN’ANTICA E NOBILE TRADIZIONE
IL CAVALLO DEL BORBONE
Non si può capire il cavallo della Razza Reale di Ficuzza e il contributo notevole quale miglioratore del il cavallo siciliano se prima non si comprende come esso si è formato.
Parlare di questo cavallo significa risalire all’antica Razza Reale di Persano e quindi da questa al cavallo Napoletano da cui ebbe origine.
Il cavallo Napoletano ebbe tanta risonanza dal sec.XV fino al sec.XVIII. Era un cavallo con base genetica orientale-andalusa , apprezzato presso tutte le corti tutta Europa. Fino a quando fu allevato esso entrò di fatto in molte delle più rinomate razze d’Europa come stallone miglioratore. Dal XVI sec. fino alla prima metà del XVIII sec. venne importato in Austria nella Mandra Imperiale di Klabrub, in Prussia, nella Mandra Reale di Trachener , in Francia nella Mandra Reale di Pampadur e in Russia nelle mandre imperiali e nell’haras del Conte Horloff. Linee di sangue Napoletano le ritroviamo anche nella prestigiosa razza Lipizzana fondata nel 1580 dell’ Arciduca d’Austria per fornire alla corte cavalli da parata idonei per il tiro delle carrozze e per la sella. Questo inestimabile patrimonio genetico verrà ereditato dalla Razza Reale di Persano
La storia dell’antica Razza Reale di Persano è legata ad un grande sovrano Carlo di Borbone primo Re del Regno Delle Due Sicilie che decise di volere creare un cavallo sia per la cavalleria che per la carrozza che doveva essere il più bello del mondo ( di quei tempi il mondo non andava oltre l’ Europa ) e nel 1733 trovandosi a transitare nel feudo di Persano – Eboli (SA) notò una mandra di ” armenti giumentili ” ( fattrici Napoletane a struttura Orientale – Andalusa ) appartenenti al Duca di Serre. Il 30/agosto/1741 Hagi Hasseyn Heffendi, ambasciatore turco a Napoli rappresentante del Sultano di Costantinopoli portò come dono del medesimo al Re di Napoli e Sicilia quattro purissimi stalloni di razza Orientale-Turca. Si può ritenere che l’inizio dell’allevamento sia fissato nel 1742. Altri fanno risalire l’inizio dell’allevamento al dispaccio del 31 dicembre 1761 : ” Carlo III di Borbone avendo trovato in Persano un branco di cavalli appartenenti al Duca di Serre, ordinò a Giordano Rossi di migliorarne le sorti con altre giumente ed alcuni cavalli fatti venire dall’ Andalusia ” . Possiamo prendere per certo la data del 1760 in cui già esisteva un allevamento. Nel 1763 Carlo III allargò la tenuta di Persano e nello stesso anno importò dei magnifici stalloni orientali-andalusi morelli dalla Spagna, il meglio dell’allevamento borbonico. Il Sovrano e il suo successore al trono S.M. Ferdinando I , crearono nel Regno cinque haras (allevamenti) : il primo a Carditello (nel casertano) il secondo a Venafro ( in provincia di Isernia) il terzo a Persano ( Eboli ) il quarto in Puglia, feudo di Tressanti, il quinto in Sicilia , feudo di Ficuzza, tenuta di caccia reale ( vicino Palermo).
LA RAZZA REALE DI FICUZZA
Re Ferdinando e Ficuzza
La Ficuzza, incantevole e rinomata tenuta di caccia, era il sito prediletto dal Re Ferdinando I di Borbone, ove trascorse quindici anni della sua esistenza dal 1799 al 1814. Questa per posizione, costituzione, tipologia assomigliava in tutto e per tutto alla già nota tenuta di Persano. Non è un caso che nel 1802 il sovrano ordinò l’edificazione di una Palazzina di Caccia completata nel 1805, i cui lavori di costruzione furono diretti dall’architetto Carlo Genchi da Napoli, allievo del Vanvitelli. Ma nello stesso tempo Sua Maestà dispose l’attuazione di un’ haras. Cosi ne parla il Generale Innocenzo Guaita:
“La Ficuzza bosco grandissimo allora ed ancor grande ai nostri dì che sta sotto il monte Busambra fu il luogo che S.M. Ferdinando I predilesse. Era per Lui un surrogato del bosco di Persano della provincia di Salerno, sotto il classico monte Alburno. Ma faceva continuo rimpianto dei cinghiali di Persano, mentre predava quei de la Ficuzza che di quelli trovava, non so a quali titoli, molto inferiori. Perché nulla mancasse a rassomigliare la Ficuzza a Persano, dal 1799 diede disposizione perché vi fosse costituita una razza di cavalli. L’anno dopo i registri che sono presso l’archivio de la “Magione de l’Ordine Teutonico” di Palermo danno infatti alla Ficuzza trenta animali equini di armenti. Ogni anno né acquistò dei nuovi e nel 1804 né spedì 58 da Persano e da Carditello. Nel 1824 un anno prima de la morte di Ferdinando I, la Razza componevasi di 566 animali”
A tal proposito il sovrano importò dalla Spagna stalloni andalusi morelli e ordinò l’immissione nella tenuta dei migliori soggetti del Regno (fattrici napoletane-persane e siciliane) affinché si costituisse una <<pregevole mandra giumentile>> che successivamente verrà conosciuta come Razza Reale di Ficuzza.
Dalla Razza Reale di Ficuzza uscirono importanti stalloni che continuarono ad influenzare ancora a lungo la popolazione equina siciliana; nel 1824 l’haras raggiunse il suo massimo splendore contenendo ben 576 animali, ma dieci anni più tardi, nel 1834 S.M. Ferdinando II ne determinò lo smantellamento ormai ridotta al numero di 117 capi. Di questi:
n°30 vennero trasferiti nelle scuderie reali di Napoli;
n°20 rimasero al pascolo a Ficuzza;in quanto ancora puledri.
n°67 vennero ceduti al Barone Giuseppe Salamone di Mistretta dietro condizione di continuarne la buona custodia, allevamento e perpetuazione del nucleo;
Con gli “armenti giumentili” furono ceduti alla famiglia Salamone (in quel tempo stimata per le sue ottime capacità allevatoriali) un nucleo di cinque pregevoli cavalli stalloni: Veloce morello,Paesano sauro,Astuto morello, Inglesotto baio scuro,
e per ultimo Gildram sauro dorato, un purissimo arabo-ungherese, dono di S.M. Ferdinando I, Imperatore d’Austria al Re Delle Due Sicilie, Ferdinando I;
Gildram proveniva da Gidran I, il quale ultimo fu il fondatore della Famiglia dei Gidran, nell’allevamento imperiale di Mezohegyes, nella contea di Csanad, nel centro dell’Ungheria, che rese importanti servigi per la produzione dei cavalli da sella.
L’unificazione dell’Italia nel 1860 impose la distruzione o l’abbandono di tutto ciò che era stato in possesso dei Borbone e questo voleva dire distruggere anche i cavalli. Quelli di Ficuzza vennero portati dalla famiglia Salamone nei loro feudi, nell’entroterra dei Nebrodi e precisamente nel territorio di Nicosia tra cui figura anche Casaleni.
I Salamone allevarono con dedizione i cavalli acquistati e da Gildram verrero prodotti più di dodici puledri di notevole pregio che manterranno per un certo tempo rigogliosa la linea araba in Sicilia dando luogo all’odierna fase genetica rappresentata dagli attuali cavalli siciliani.
Nel 1870 la Razza Salamone risultò affermata sia numericamente sia qualitativamente e ce ne dà chiarezza il Prof. Nicola Chicoli nel suo testo di Zootecnia Speciale, Stamperia di Giovanni Lorsnaider – Palermo – :
“I prodotti si hanno un certo brio, raggiungono l’altezza fino ad un m.1.51, sono in certo modo atti come alla sella così al tiro leggiero. I caratteri che li distinguono sono:
Testa | montonina, ganasciuta, (berbero) |
Collo | lungo, inarcato e carico di criniera (andaluso-berbero) |
Garrese | normale (arabo-berbero) |
Lunghezza | giusta |
Torace | profondo |
Petto | largo |
Reni | ben attaccati e di giusta lunghezza |
Spalla | muscolosa leggermente inclinata (andaluso) |
Corpo | cilindrico (cavallo Iberico) |
Arti | robusti (arabo-berbero) |
Tendini | salienti (orientale-spagnolo) |
Appionbi | perfetti (orientale-spagnolo) |
Piedi | ottimi e resistenti (orientale-spagnolo) |
Mantello | baio, grigio, morello (orientale-spagnolo) |
Carattere | dolce e generoso (orientale-spagnolo) |
Servizio | sella e tiro |
I Salamone introducono nella loro “Razza” riproduttori prussiani, napoletani, meticci indigeni dalle belle fattezze, perpetuando quelle linee di sangue che furono usate in precedenza dai Borbone”.
Al Consorzio Agrario di Caltanissetta del 1879 venne conferita la medaglia d’oro e L. 1.600 ai Baroni Salamone di Mistretta per avere presentato un nucleo di cavalli rappresentanti una “Razza” nel vero termine della parola tanto per i caratteri zoologici come per gli attributi zootecnici.
Il Maggiore Luigi Forte, Direttore del Regio Deposito Cavalli Stalloni di Catania nel 1882, così ne dà la descrizione:
“I Signori Salamone hanno conservato la Razza con accurata selezione, la Razza ha acquistato la stabilità, uniformità e costanza ed i prodotti hanno dato prova di tanti anni di ottima riuscita lavorando utilmente su tutta la faccia dell’Isola alla sella ed al tiro”.
Tre anni dopo, (1881) ritroviamo gli stessi cavalli che vennero ripresentati al Consorzio Agrario di Caltanissetta. Così il Prof. Moreschi ci riporta il giudizio della commissione esaminatrice nel suo testo “Industria Stalloniera” -1903- alla pagina 112:
“Questa Razza può considerarsi figlia delle condizioni naturali sotto il cui dominio vive, cioè alla pastura libera permanente, senza però che ad essa sia venuto meno quanto l’occhio vigile del suo proprietario ha saputo procurarle per farla prosperare. Il clima, il suolo, i pascoli e quant’altro la circonda favorevolmente hanno impresso in essa i caratteri di fissità e di stabilità”.
La conservazione di tali pregi morfologici sono dovuti al fatto che i discendenti della Razza di Ficuzza trovarono nel territorio nebroideo le migliori condizioni di vita e di riproduzione sia per le condizioni climatiche, sia per un pabulato pregiato di essenze erbacce, sia per l’opera di allevatori solerti e laboriosi che seppero allevare e trarre il meglio da una selezione accurata.
Dagli inizi del ‘900 ai giorni nostri sia il parco fattrici sia il nucleo stalloni della “Razza” è stato continuato con assoluta rigidezza genetica, in modo da non allontanarsi da quei caratteri genetici di base che l’hanno sempre distinta, curandone la morfologia ed in particolare quel carattere che i siciliani hanno sempre esaltato: “la bellezza” e nello stesso tempo rispettando lo standard tipico della “Razza” altezza e mantello, ed applicando una severa selezione caratteriale, fondamentale per l’uso ed il servizio che l’animale deve offrire.
Il Cavallo della Razza Reale di Ficuzza è un animale polivalente a cui applicando determinate linee genetiche con stalloni idonei, si possono ottenere risultati sorprendenti, dal cavallo da trekking a quello da salto ostacoli, a quello da dressage a quello di endurance. Esso rappresenta quell’emblema genetico che diede l’ultimo impulso al miglioramento del cavallo siciliano, con stalloni Orientali-Spagnoli che i Borboni trasferirono dalla Spagna nella tenuta di Ficuzza, e che svolsero un attività di monta e rimonta per circa sessantanni su tutto il territorio regionale dell’Isola. (Fine)